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E' presentato da un pittore, Aligi Sassu, e da uno scrittore Giovanni Arpino, a testimonianza della natura dell'artista che fa una pittura che sarebbe autosufficiente ("un colore pensato") ma che si arricchisce di proiezioni ed implicazioni letterarie sullo schermo esistenziale:"L'emblema uomo-seggiola, sia in solitudine sia in folla (che è poi un'altra solitudine) e sia infine quasi smarrito nella mappa labirintica dei segni che sovraccaricano il mondo, è per Cesare Bruno l'ultima traccia visibile". Si pensa ai giochi di Jonesco ma con soluzioni non solo inquietanti. La seggiola che si ripete, si autoprolifera minacciosa ed ossessionante; l'uomo seggiola che invade gli spazi, le montagne, i villaggi planetari, le cattedrali ed il silenzio sono uno specchio da affrontare.
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