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Cesare Bruno, pittore torinese è stato recensito recentemente da Marziano Bernardi (La Stampa), Luigi Carluccio (Gazzetta del Popolo), Angelo Dragone (Stampa Sera), Paride Chiapatti (L'Unità), Vittorio Bottino (Cinema Arte), Francesco Prestipino (La Voce del Popolo). Ernesto Caballo che lo presenta, dice di lui:"....l'artista sa che oggi la presenza dell'uomo è risucchiata da quella degli oggetti, i quali s'interrogano sulla propria struttura e talvolta fanno il verso a se stessi. Ormai, le "sedie" di Cesare Bruno vanno in proverbio, ma è inutile analizzare, glossare quelle visioni cifrate; sarà piuttosto, un modo di censurare gli oggetti, certi strumenti in forma di arredi, ironizzandoli; oppure di affermare una nuova condizione di sedentarietà, ovvero di denunciare, attraverso una rappresentazione, gli stessi nostri comportamenti, beninteso fuori da ogni campo sentimentale. Ma è sbagliato definire Bruno un apprendista rivoluzionario; all'opposto sarà logico osservare come egli lasci il libero arbitrio alla materia pittorica, e come dipinga sovente senza la natura, evitando però di "vedere" astratto. Nelle più recenti composizioni tale equidistanza fra suggestione e rifiuto consegue non di rado esiti di una nuova spettralità.
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